L’enologia è una scienza imperfetta perché la natura vive la sua vera espressione nella mutevolezza e crea i suoi capolavori attraverso il rinnovamento continuo. Rosso rubino intenso, un colore che avvolge e rassicura così come le mani del prof. Giuseppe.
Mani che hanno saputo cogliere, trattenere e restituire il sapere e l’amore racchiuso nella cura del vigneto e nella lavorazione in cantina.
La brava e affabile sig.ra Raffaella avrebbe una storia infinita da raccontare e tanti fogli bianchi da riempire di memoria, parole e gesti che hanno tracciato un solco e costruito un ponte tra il passato e il futuro.
Rosso è il pensiero di questi illuminati vigneron, quando sorridono alle vite e alla vita, rosso è il tramonto che illumina la loro villa sul Colle si San Colombano, quando alla sera fanno ritorno in cantina.
Danza l’Amarone nel calice, lasciando trasparire la passione e la cura, l’attenzione necessaria e la sensibilità oltremodo offerta, l’arte del creare che non è preceduta da interessi.
La potenza della tradizione che abbraccia la creatività genera ciò che solo si può definire “vino vivo”.
Un estasi sublime di profumi che arrivano carichi e netti, parole infilate una dopo l’altra che ricordano la descrizione di un’atmosfera rilassante e carica di attese.
Un sipario rosso rubino intenso che si alza e si scopre un attore e uno spettatore, un vino questo Amarone che sa parlare e ascoltare, che accarezza e che rivendica l’appartenenza al territorio.
Una musica da interpretare, uno spartito variabile anno dopo anno, clima dopo clima, ispirazione dopo ispirazione così come dovrebbe essere ciò che noi chiamiamo: l’opera dell’artista.
Al naso è un cofanetto di profumi, un bouquet di fiori appassiti e piccoli frutti rossi che spingono verso la passione e che invitano le labbra e la lingua al contatto.
Subliminare le papille gustative, un compito che semmai gli fosse stato affidato, l’Amarone di Trabucchi esegue con eleganza e all’interno di quel silenzio che solo chi sa parlare al passato guardando verso il futuro osa decifrare.
Ode ai Trabucchi d’Illasi
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