La Spergola conosce nuova fortuna

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Della spergola recentemente si è parlato in Senato con lo scopo di presentare un vitigno riscoperto e degno di essere valorizzato perché espressione dell’immensa italica biodiversità, una peculiarità unica al mondo, frutto di uno straordinario microclima e di una tradizione agraria antichissima e affascinante.

Una storia antica e gloriosa, interrotta da un lungo periodo di oblio in epoca moderna, infine la rinascita: da Matilde di Canossa a “La Compagnia della Spergola”, alla (ri)scoperta del vitigno emiliano dal quale, già nel 1580, si ottteneva “Buon vino fresco e frizzante”.

Succede, più spesso di quanto si possa immaginare, che la storia del vino si intrecci con quella ufficiale, dando vita a racconti quasi leggendari, eppure reali. Uno di questi, narra le peripezie dell’uva Spergola, della quale si trova una prima testimonianza addirittura nell’XI secolo, quando la Grancontessa Matilde di Canossa, potente feudataria dell’epoca, ne fece omaggio a Papa Gregorio VII, che sostenne con forza nel suo scontro con l’Imperatore Enrico IV. Successivamente, nel 1580, si trova traccia della Spergola nelle memorie di viaggio di Bianca Capello, Granduchessa di Toscana e moglie di Francesco I de Medici, che la definiva “Buon vino fresco e frizzante”.

Finalmente qualcosa si muove, la filosofia del fare squadra comincia a prendere piede. Sulla scorta di altri (ancora rari) esempi virtuosi è nata “La Compagnia della Spergola” costituita da un gruppo di  avveduti viticoltori e dalle amministrazioni della zona di Scandiano, Albinea, Quattro Castella e Bibbiano ( ma il territorio comprende anche i comuni di Casina, San Polo, Vezzano).

L’iniziativa è stata ispirata da uno studio biologico e genetico del vitigno, che culminò nel 2004, quando la professoressa Fontana, dell’Università degli Studi di Bologna, riuscì a isolarne il gene dimostrando definitivamente la diversità genetica rispetto al Sauvignon, consentendo la registrazione della Spergola nel Catalogo Nazionale delle Varietà della Vite e quindi l’inserimento nella DOC Colli di Scandiano e Canossa..

La Spergola è un’uva a bacca bianca rinomata per la sua spiccata acidità, freschezza e mineralità, ed è probabile che si chiami così proprio per via del suo grappolo, spargolo appunto.

Per questo ci affidiamo alle parole di chi ne sa più di noi. L’habitat in cui cresce la Spergola è costituito da un terreno argilloso ricco di gesso con una buona resistenza alla siccità (dal momento che la pianta la ricerca in profondità affondando le radici in terreni ricchi di struttura e sostanze che vengono assimilate al frutto) e agli sbalzi termici. “Alata” è così che viene definita la Spergola perché i suoi grappoli, che sono sempre accompagnati da altri più piccoli ( appunto le ali ), si presentano mediamente densi, con acini di media/piccola grandezza, buccia pruinosa di un caratteristico colore verde tendente al giallo

Dalla sua pigiatura si possono ottenere un vino frizzante o uno spumante. La spergola si presta per aperitivi e per l’abbinamento a piatti di pesce  e con un’eccellenza del territorio: il Parmiggiano Reggiano.

Si tratta certo di un eccezionale esempio di come l’innovazione possa correre in soccorso della tradizione evitando che un nostro patrimonio enologico potesse andare definitivamente perduto.

La Voce

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